Algoritmi e lavoro nel tempo

Gli algoritmi automatizzano decisioni e processi lavorativi. Dalla rivoluzione industriale, l'IA ha reso il lavoro più precario. L'analisi di economisti come Romer e Stiglitz evidenzia la "trappola di Turing".

Algoritmi e lavoro nel tempo

Un algoritmo è una sequenza finita di istruzioni che, eseguite in un ordine preciso, risolvono un problema o svolgono un compito. Gli algoritmi possono essere espressi in vari modi: linguaggio naturale, diagrammi di flusso o codice informatico. Esempi comuni di algoritmi includono le ricette di cucina e le istruzioni per assemblare mobili.

Gli algoritmi hanno sempre rappresentato una forma di automatizzazione della decisione. Non nascono per replicare l'intelligenza biologica dell'uomo, ma come strumenti per sistematizzare e riprodurre l'intelligenza umana nel lavoro. Fin dall'epoca industriale, i processi produttivi sono stati scomposti in operazioni elementari, misurabili e trasferite alle macchine sotto forma di algoritmi o istruzioni. Questa logica è presente anche nei sistemi di intelligenza artificiale (IA).

Con la rivoluzione industriale e l'automazione, l'introduzione di telai meccanici e motori a vapore ha aumentato significativamente la produzione. Tuttavia, le conseguenze per i lavoratori sono state spesso drammatiche. Nell'industria tessile inglese del primo Ottocento, centinaia di migliaia di tessitori artigiani persero il lavoro, sostituiti da un numero inferiore di addetti ai telai meccanici, con salari più bassi e condizioni di lavoro più dure. Nelle fabbriche tessili e siderurgiche dell'Inghilterra vittoriana, turni di dodici o quattordici ore erano comuni, con un'ampia manodopera femminile e minorile a basso costo. I primi decenni dell'era industriale hanno visto un aumento dello sfruttamento.

Solo dopo dure lotte sindacali si sono ottenute le prime leggi sul lavoro nel Regno Unito, come il Factories Act del 1833, che ha limitato i turni a dieci ore e ha bandito il lavoro minorile. Gli effetti positivi della maggiore produttività si sono fatti attendere per generazioni. I salari medi in Inghilterra hanno iniziato a crescere solo dopo il 1850, quasi settant'anni dopo l'inizio della rivoluzione industriale. Henry Ford è stato costretto a raddoppiare i salari nel 1914 per compensare la dura disciplina di fabbrica che portava a un alto tasso di abbandono del personale. La tecnologia non ha umanizzato il lavoro; sono state necessarie pressioni sindacali per ottenere salari più alti e la giornata lavorativa di otto ore negli anni Venti e Trenta.

Oggi, l'IA viene utilizzata per rendere il lavoro più frammentato, sorvegliato e precario, continuando una tendenza storica. Premi Nobel come Paul Romer e Joseph Stiglitz concordano su questa analisi, citando il concetto di "trappola di Turing". Questo concetto descrive la tendenza delle imprese a investire in IA che replicano e controllano il lavoro umano, piuttosto che sviluppare tecnologie per migliorare le condizioni di lavoro. La "trappola di Turing", coniata da Erik Brynjolfsson, indica che sostituire l'uomo con la macchina può generare profitti immediati, ma porta a meno posti di lavoro e a una domanda stagnante, poiché i lavoratori impoveriti consumano meno.